1482. Leonardo arriva a Milano per rubare l’anima della città.
La storia mai raccontata dello strumento perfetto costruito da Leonardo e della musica che ha cambiato il destino di Milano.
«Leonardo mosse l’arco sulle corde. E fu musica. Una musica che lui stesso non aveva mai sentito. In quel momento accadde l’impossibile.»
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IL LIBRO
Quando Leonardo da Vinci arriva alla corte di Ludovico il Moro, in veste di ambasciatore a Milano per conto del Magnifico Lorenzo, porta con sé in dono una lira d’argento a forma di teschio di cavallo, che ha progettato e costruito personalmente. Artista già noto a Firenze, Leonardo è anche un grande musico, ed è venuto alla corte sforzesca con due seguaci: il giovane allievo Atalante Migliorotti e Tommaso Masino, esperto nel leggere i moti degli astri e affascinato della magia, che si fa chiamare Zoroastro. Ben presto, però, lo strumento pensato da Leonardo rivela delle proprietà che sfuggono all’intelligenza del suo inventore: già alla prima esibizione pubblica, infatti, il maestro intuisce che la lira è dotata di volontà propria, e che le melodie che ne scaturiscono sono uniche e potenti, capaci di mettere in profonda connessione l’anima di chi la suona e di chi la ascolta. Qualità, queste, che Leonardo non riesce a spiegarsi razionalmente, ma che pure mette a frutto per realizzare il ritratto di Cecilia Gallerani, amante del Moro. Mentre diventa il protagonista della scena artistica di Milano, il genio toscano ospita in casa altri apprendisti, tra cui Salaì, un bimbo vivace e furbo proprio come il Saladino del Pulci. E quando all’improvviso la lira scompare nel nulla, sarà lui il primo indiziato, mentre Leonardo dovrà fare i conti con forze oscure e irrazionali che si rifiutano di sottostare alle amate leggi della scienza…
CONCLUSIONI
Un romanzo davvero particolare che catapulta il lettore ai banchetti di Ludovico il Moro ove gli invitati, conti e signori del tempo con abiti meravigliosi, avevano la fortuna di conoscere Leonardo Da Vinci che è stato uno degli uomini di maggior ingegno e talento del Rinascimento italiano: è stato architetto, pittore, scultore, disegnatore, scenografo, anatomista, botanico, ingegnere, progettista e musicista.
L’AUTRICE
Daniela Piazza (1962), laureata in Storia dell’Arte e diplomata al Conservatorio, lavora come insegnante a Savona.
Per Rizzoli ha pubblicato il best-seller “Il tempio della luce” (11 settembre 2012), disponibile in BUR, “L’enigma Michelangelo. Il genio, il falsario” (10 settembre 2014) e “La musica del male”, è uscito il 30 aprile 2019.
La scrittrice, grazie alle conoscenze acquisite mediante i suoi studi, nel suo ultimo romanzo miscela sapientemente la storia del XV secolo con la musica del tempo. Un connubio davvero eccezionale per gli amanti del rinascimento italiano.
web presence
Dice di sè l’autrice: «Sono nata a Savona nel 1962 e vivo a Celle, un grazioso paese sulla costa ligure. Mio padre è cellese, mia madre tedesca; è soprattutto da lei, pittrice e figlia di un compositore, che ho acquisito l’interesse per le arti.
Sono laureata in Lettere, con specializzazione in Storia dell’arte, e sono diplomata in pianoforte. Insegno Storia dell’Arte, ma la musica è sempre stata una mia passione; così, oltre a seguire le attività del Laboratorio di musica del mio Liceo, canto in un coro e faccio parte di un gruppo di musica antica.
La mia grande passione è viaggiare, ovunque e in qualunque modo: dal trekking a piedi o in bicicletta dietro casa al volo intercontinentale.
Ho pubblicato diversi articoli di storia dell’arte, ma ho scoperto solo recentemente, e quasi “per caso”, il piacere della narrazione.
“Il tempio della luce” è il mio primo romanzo, seguito da “L’enigma Michelangelo”. Il terzo, “La musica del male”, è uscito il 30 aprile 2019»
CITAZIONI
«La musica si sprigionò vibrante, forte, nitida, e come un’onda si propagò attraverso la sala. Al primo accordo ne seguì un secondo, alla prima onda una seconda che rincorreva la precedente. E, come per un incantesimo, come un flutto marino che ricopre i minuscoli avvallamenti della sabbia sulla battigia e li livella, il movimento sonoro passò sopra le voci dei presenti e le annullò, le spense una a una, a cominciare da quelle di chi era in fondo alla sala…»
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