BRANI MUSICALI INERENTI AL VIAGGIO
RIFLESSIONE
“Spacer”, una canzone del gruppo disco “Sheila & Black Devotion”, noti anche come “Sheila and B. Devotion”, è pubblicata nel 1979, ma ha avuto gran successo planetario nelle radio ed in tutte le discoteche per i primi anni ’80.
Sheila, una popolare cantante francese, insieme al gruppo Black Devotion, ha sperimentato il genere disco che era in voga in quel periodo.
Il significato della canzone è in linea con i temi tipici della disco music degli anni ’70: l’evasione, la danza, la celebrazione e l’immaginario futuristico e spaziale. La parola “space” può riferirsi sia allo spazio fisico (come il cosmo) sia a un concetto più astratto di libertà, distanza o luogo dove ci si può sentire liberi di essere sé stessi.
Nel contesto della disco music, “Spacer” può essere interpretata come una canzone che invita gli ascoltatori a lasciarsi andare, a entrare in uno spazio mentale e fisico di libertà e divertimento, tipico delle discoteche di quell’epoca.
La musica disco spesso celebrava la danza come un mezzo di espressione e liberazione e questo brano riflette tale cultura.
In sintesi, la canzone sembra voler evocare un viaggio musicale verso un luogo immaginario, uno spazio dove si può ballare, divertirsi e fuggire dalle preoccupazioni quotidiane.
Sheila & Black Devotion (anche accreditati come “Sheila B. Devotion”, “Sheila and the Black Devotion” o “SB Devotion”) sono stati un gruppo disco guidato dalla cantante francese Sheila tra il 1977 e il 1980. Questa formazione raggiunse brevemente popolarità in Europa e in misura minore nel circuito dei club degli Stati Uniti durante l’era della disco. Il gruppo registrò due album (Singin’ in the Rain e King of the World) prima di sciogliersi nel 1980, quando Sheila tornò alla sua carriera da solista.
La loro canzone Spacer è stata suonata alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi del 2024.
Nel 2000 il gruppo svedese Alcazar ha campionato Spacer per il pezzo Crying at the Discoteque.
TESTO ORIGINALE TRADOTTO
He’s a spacer – È un uomo dallo spazio
A star chaser – Un cacciatore di stelle
A spacer – Uno dallo spazio
He’s a ladies man – Lui è un donnaiolo
Always greets with a kiss on the hand – Saluta sempre con un baciamano
He protects us all – Protegge tutte noi
At the ready to answer our call – pronto a rispondere alle richieste d’aiuto
In his own special way he is gentle and kind – Nel suo modo speciale di essere gentile e dolce
Opression he hates – Odia l’oppressione
Love in his eyes – Amore nei suoi occhi
My heart skips a beat when I’m by his side – Il mio cuore perde battiti quando sono accanto a lui
In our galaxy – Nella nostra galassia
You can’t trust everyone that you meet – Non puoi fidarti di tutti quelli che incontri
I’m so lucky – Sono così fortunata
He’s the only on [should be “one”] I’ll ever need – E’ l’unico di cui avrò mai bisogno
He will blast off tonight – Decollerà stanotte
He puts his life on the line everytime he’s in flight – La sua vita è appesa ad un filo ogni volta che vola
A man you can’t trace – Un uomo che non puoi rintracciare
But our love will last beyond time and space – Ma il nostro amore durerà oltre il tempo e lo spazio
ASCOLTO
RIFLESSIONE
“On the Road Again” è un singolo della blues band del Sud degli USA Canned Heat, pubblicato il 24 aprile 1968 come secondo estratto dal secondo album in studio “Boogie with Canned Heat”.
Questo brano scalò molte classifiche mondiali, divenendo così il maggior successo del gruppo.
Una cover del brano è stata realizzata nel 1977 dal gruppo musicale francese Rockets ed inclusa nell’omonimo album.
La base del loro brano è il pezzo dei Canned Heat, pezzo che i Rockets hanno interpretato secondo il loro caratteristico stile, facendone un tormentone disco-psichedelico che vende un gran numero di copie ed è ballato in tutte le discoteche nell’estate 1978.
Il resto dell’album è della stessa caratura; i pezzi sono omogenei tra loro sia in stile che in sonorità e mantengono, per così dire, l’atmosfera costante per tutta la durata dell’LP. Inoltre, la quantità e l’uso degli strumenti elettronici (vocoder, sintetizzatori ed effetti per chitarra) è dominante ed avveniristico.
Riepilogando, quello dei Canned Heat è un booghi rock blues che subisce un trattamento psichedelico: il suono liquido e il falsetto trasformano la percezione della canzone. Così il brano diviene uno dei più popolari nella cultura giovanile dell’epoca.
DEFINIZIONE
“On the Road Again” è una canzone proposta del gruppo space rock Rockets, pubblicata nel 1978. Come già riferito, il brano è una cover di “On the Road Again” dei Canned Heat, che originariamente era stata rilasciata nel 1968.
La versione dei Rockets, caratterizzata da un sound elettronico e spaziale, si inserisce nel contesto della musica disco e space rock, molto popolare negli anni ‘70.
Il brano esprime il desiderio di avventura e libertà, temi tipici della controcultura degli anni ‘60 e ‘70. Le parole parlano di un viaggio senza fine, di essere “di nuovo sulla strada”, simboleggiando la ricerca continua di nuove esperienze e la fuga dalla monotonia della vita quotidiana.
In sintesi, “On the Road Again” nella versione dei Rockets mantiene il messaggio di libertà e avventura dell’originale, ma lo adatta al contesto musicale futuristico e innovativo del gruppo, rappresentando l’entusiasmo per l’esplorazione e la scoperta tipico di quell’epoca.
ARTISTI E BRANI PROPOSTI
- ON THE ROAD AGAIN - CANNED HEAT
- ON THE ROAD AGAIN - ROCKETS
ASCOLTO
RIFLESSIONE
“Sailing” di Christopher Cross è una canzone che cattura perfettamente il desiderio di evasione e la ricerca della tranquillità offerta dal viaggio.
Pubblicata nel 1979 all’interno dell’album Christopher Cross, questa canzone è diventata un classico grazie alla sua melodia rilassante e ai suoi testi evocativi.
L’autore usa la metafora della navigazione per parlare di un viaggio verso un luogo di pace e serenità.
La canzone inizia descrivendo come il paradiso non sia così lontano, suggerendo che la felicità e la tranquillità siano raggiungibili se ci lasciamo andare e ci fidiamo delle forze naturali, rappresentate dal vento che riempie le vele.
La navigazione diventa un simbolo per un viaggio interiore, un modo per staccarsi dalle preoccupazioni quotidiane e trovare uno stato di calma e libertà.
“Sailing” può essere vista come un invito a prendersi del tempo per sé stessi, a trovare momenti di pace e a seguire i propri sogni. La navigazione è una metafora potente per la libertà di andare dove ci porta il cuore, di lasciarsi guidare dalle forze della vita e di trovare un luogo dove possiamo sentirci veramente liberi e sereni.
La canzone di Christopher Cross risuona con molte persone proprio perché parla di un’esperienza universale: il desiderio di trovare uno spazio di tranquillità e di realizzazione personale. In un mondo spesso caotico e stressante, “Sailing” offre una visione di pace e speranza, ricordandoci che, a volte, dobbiamo solo lasciarci trasportare dal vento in un viaggio per trovare la nostra libertà.
TESTO ORIGINALE
Well, it's not far down to paradise
At least it's not for me
And if the wind is right you can sail away
And find tranquility
Oh, the canvas can do miracles
Just you wait and see, believe me
It's not far to never never land
No reason to pretend
And if the wind is right you can find the joy
Of innocence again
Oh, the canvas can do miracles
Just you wait and see, believe me
Sailing
Takes me away to where I've always heard it could be
Just a dream and the wind to carry me
Soon I will be free
Fantasy
It gets the best of me
When I'm sailing
All caught up in the reverie
Every word is a symphony
Won't you believe me?
Sailing
Takes me away to where I've always heard it could be
Just a dream and the wind to carry me
And soon I will be free
Well, it's not far back to sanity
At least it's not for me
And if the wind is right you can sail away
And find serenity
Oh, the canvas can do miracles
Just you wait and see, really, believe me
Sailing
Takes me away to where I've always heard it could be
Just a dream and the wind to carry me
And soon I will be free
ASCOLTO
RIFLESSIONE
La canzone “Home Thoughts from Abroad” è stata scritta ed interpretata dal cantautore britannico Clifford Thomas Ward. È stata pubblicata nel 1973 nell’album “Home Thoughts”.
Il testo della canzone è basato sull’omonima poesia di Robert Browning, ma Clifford Thomas Ward lo ha adattato per parlare dei suoi sentimenti personali di nostalgia e del desiderio di essere a casa.
Il testo riflette i pensieri e i sentimenti di un uomo che si trova lontano dalla sua casa, rimpiangendo la bellezza e la familiarità della sua patria. Proprio come la poesia, la canzone evoca immagini vivide della campagna inglese, catturando l’atmosfera tranquilla e idilliaca del luogo.
La melodia dolce e malinconica della canzone sottolinea ulteriormente il senso di nostalgia e di rimpianto del cantante, preludendo ad un viaggio verso “casa” che potrebbe iniziare da un momento all’altro...
TESTO ORIGINALE
I could be a millionaire if I had the money
I could own a mansion, no I don't think I'd like that
But I might write a song that makes you laugh, now that would be funny
And you could tell your friends in England you'd like that
But now I've chosen aeroplanes and boats to come between us
And a line or two on paper wouldn't go amiss
How is Worcestershire? Is it still the same between us?
Do you still use television to send you fast asleep?
Can you last another week? Does the cistern still leak?
Or have you found a man to mend it?
Oh, and by the way, how's your broken heart?
Is that mended too? I miss you
I miss you, I really do.
I've been reading Browning, Keats and William Wordsworth
And they all seem to be saying the same thing for me
Well I like the words they use, and I like the way they use them
You know, Home Thoughts From Abroad is such a beautiful poem
And I know how Robert Browning must have felt
'Cause I'm feeling the same way about you
Wondering what you're doing and if you need some help
Do I still occupy your mind? Am I being so unkind?
Do you find it very lonely, or have you found someone to laugh with?
Oh, and by the way, are you laughing now?
'Cause I'm not, I miss you
I miss you, I really do.
I really do.
ASCOLTO
“Viatge a Ítaca” è una canzone popolare catalana scritta e interpretata da Lluís Llach, un celebre cantautore e musicista spagnolo. La canzone fa parte del suo album “Viatge a Ítaca” pubblicato nel 1975.
Il brano è ispirato all'omonima poesia “Itaca” del poeta greco Konstantinos Kavafis. Il testo della canzone è un invito a considerare la vita come un viaggio, simile al viaggio di Ulisse per tornare a casa a Itaca, nell’Odissea di Omero.
Nel testo, Lluís Llach canta dell'importanza del viaggio e delle esperienze che si incontrano lungo il percorso. Sottolinea il valore delle sfide e delle avventure, che arricchiscono la vita e portano alla scoperta di sé stessi. Anche se il viaggio potrebbe essere lungo e pieno di ostacoli, è importante godersi ogni momento, imparare dalle esperienze e apprezzare il viaggio per ciò che è.
La canzone trasmette quindi un messaggio di saggezza e riflessione sul viaggio della vita, incoraggiando l'ascoltatore a vivere intensamente e a cercare la bellezza nelle esperienze lungo il cammino, piuttosto che focalizzarsi solo sulla meta finale.
TESTO ORIGINALE Quan surts per fer el viatge cap a Ítaca, Has de pregar que el camí sigui llarg, Ple d'aventures, ple de coneixences. Has de pregar que el camí sigui llarg; Que siguin moltes les matinades Que entraràs en un port que els teus ulls ignoraven, I vagis a ciutats per aprendre dels que saben. Tingues sempre al cor la idea d'Ítaca. Has d'arribar-hi: és el teu destí! Però no forcis gens la travessia: És preferible que duri molts anys... Que siguis vell quan fondegis l'illa, Ric de tot el que hauràs guanyat fent el camí, Sense esperar que et dongui més riqueses. Ítaca t'ha donat el bell viatge: Sense ella no hauries sortit. I si la trobes pobra, no és que Ítaca T'hagi enganyat. Savi, com bé t'has fet, Sabràs el que volen dir les Ítaques. Més lluny, heu d'anar més lluny Dels arbres caiguts que ara us empresonen I, quan els haureu guanyat, Tingueu ben present no aturar-vos. Més lluny... Sempre aneu més lluny! Més lluny de l'avui que ara us encadena. I, quan sereu deslliurats, Torneu a començar els nous passos. Més lluny... Sempre molt més lluny! Més lluny del demà que ara ja s'acosta. I, quan creieu que arribeu, Sapigueu trobar noves sendes. Bon viatge pels guerrers Que al seu poble són fidels. Afavoreixi el Déu dels vents El velam del seu vaixell I, malgrat llur vell combat, Tinguin plaer dels cossos més amants! Omplin xarxes de volguts estels Plens de ventures, plens de coneixences. Bon viatge pels guerrers Si al seu poble són fidels. El velam del seu vaixell Afavoreixi el Déu dels vents I, malgrat llur vell combat, L'amor ompli el seu cos generós... Trobin els camins dels vells anhels Plens de ventures, plens de coneixences! ASCOLTO“Take the Long Way Home” è una canzone della band rock britannica Supertramp, presente nel loro album del 1979, “Breakfast in America”. La canzone è stata scritta dal membro della band Roger Hodgson ed è uno dei brani più noti del gruppo.
Il significato della canzone ruota attorno alla riflessione sulla vita e sui percorsi personali. Il testo parla di un uomo che, pur avendo successo, si sente insoddisfatto della propria vita. Si sente alienato e desidera sfuggire alle pressioni della società. La frase “take the long way home” suggerisce l'idea di allontanarsi dal percorso più diretto per riflettere sulla propria vita e sulle proprie scelte.
Attraverso il testo, Hodgson esplora temi come l'isolamento, la solitudine e il desiderio di trovare un senso o uno scopo più profondo nella vita. La canzone invita l'ascoltatore a prendere il tempo per riflettere sulle proprie esperienze, a guardarsi dentro e a cercare la propria strada, il proprio viaggio, anche se questo significa prendersi una deviazione o allontanarsi dalla vita convenzionale.
TESTO ORIGINALE So, you think you're a Romeo Playing a part in a picture show Well, take the long way home Take the long way home 'Cause you're the joke of the neighborhood Why should you care if you're feelin' good? Well, take the long way home Take the long way home There are times that you feel you're part of the scenery All the greenery is comin' down, boy And then your wife seems to think you're part of the furniture Oh, it's peculiar, she used to be so nice When lonely days turn to lonely nights You take a trip to the city lights And take the long way home Take the long way home You never see what you want to see Forever playing to the gallery You take the long way home Take the long way home When you're up on the stage, it's so unbelievable Oh, unforgettable, how they adore you But then your wife seems to think you're losing your sanity Oh, calamity, is there no way out? Does it feel that your life's become a catastrophe? Oh, it has to be, for you to grow, boy When you look through the years and see what you could have been Oh, what you might have been If you would have more time So when the day comes to settle down Who's to blame if you're not around? You took the long way home You took the long way home You took the long way home You took the long way home You took the long way home You took the long way home You took the long way home You took the long way home Long way home Long way home Long way home Long way home Long way home Long way home Long way home ASCOLTO“Africa” è una canzone della rock band statunitense Toto, pubblicata nell’album “Toto IV” del 1982. La canzone è diventata uno dei brani più conosciuti della band ed è ampiamente considerata un classico della musica pop-rock.
Il significato della canzone è oggetto di interpretazioni diverse, ma in generale, “Africa” racconta di un viaggio immaginario e di una connessione con il continente africano. Il narratore esprime il desiderio di andare in Africa, un luogo misterioso e affascinante, alla ricerca di qualcosa di profondo e significativo.
Il testo parla di un viaggio fisico e spirituale verso una destinazione sconosciuta, con riferimenti a paesaggi esotici e culture lontane. Il narratore sembra cercare una sorta di redenzione o guarigione attraverso questo viaggio, desiderando riconnettersi con un luogo che lo attrae e che sembra promettere una maggiore comprensione di sé stesso.
L’atmosfera della canzone è resa attraverso la melodia avvolgente e i riferimenti esotici nel testo, creando un senso di avventura e romanticismo. Complessivamente, “Africa” cattura l’immaginazione e il desiderio di esplorare luoghi lontani e misteriosi, offrendo un’esperienza sensoriale e emotiva unica.
TESTO ORIGINALE I hear the drums echoing tonight But she hears only whispers of some quiet conversation She's coming in, 12:30 flight The moonlit wings reflect the stars that guide me towards salvation I stopped an old man along the way Hoping to find some old forgotten words or ancient melodies He turned to me as if to say, "Hurry boy, it's waiting there for you" It's gonna take a lot to drag me away from you There's nothing that a hundred men or more could ever do I bless the rains down in Africa Gonna take some time to do the things we never had The wild dogs cry out in the night As they grow restless, longing for some solitary company I know that I must do what's right As sure as Kilimanjaro rises like Olympus above the Serengeti I seek to cure what's deep inside Frightened of this thing that I've become It's gonna take a lot to drag me away from you There's nothing that a hundred men or more could ever do I bless the rains down in Africa Gonna take some time to do the things we never had Hurry boy, she's waiting there for you It's gonna take a lot to drag me away from you There's nothing that a hundred men or more could ever do I bless the rains down in Africa I bless the rains down in Africa (I bless the rain) I bless the rains down in Africa (I bless the rain) I bless the rains down in Africa I bless the rains down in Africa (gonna take the time) Gonna take some time to do the things we never had ASCOLTOIl brano musicale “Itaca” esce nel 1993, prima traccia dell’album “Le vie dei canti”. È una canzone a firma dell’artista siciliano Kaballà, al secolo Giuseppe Rinaldi, che mescola influenze di musica rock, pop e world music.
Descrive un viaggio fisico e spirituale, nel quale il narratore si trova di fronte all'Africa ed alla vastità del mare. Il viaggio è descritto come un’esperienza ricca di scoperte, libertà ed avventure, ma anche di sfide e pericoli… “mare, vento e mare senza pietà”.
Il narratore sembra essere affascinato da luoghi esotici e misteriosi, come “porti d'oriente, d'oro e d'argento” e “ambra da respirare.” Queste considerazioni evocano immagini di ricchezza e bellezza lontane dalla sua casa, indicata come Itaca.
La meta rappresenta infatti il simbolo della casa, o di una meta personale, che può aspettare perché l’importanza del viaggio stesso, piuttosto che della destinazione finale, sono al momento più importanti. La canzone suggerisce che il viaggio è fatto di esperienze indimenticabili e di incontri con diverse culture, ma c’è sempre un desiderio di tornare a casa… “e turnari vivi”.
“Itaca” di Kaballà è una canzone che ci fa riflettere sulla filosofia del viaggio e sull'esplorazione e la libertà da questo offerta, come metafora della vita, incoraggiando l’ascoltatore ad intraprendere il proprio percorso con consapevolezza e coraggio, in cerca della propria “Itaca” personale, un viaggio interiore e di ricerca personale.
In conclusione, l’autore sta celebrando l’avventura ed il viaggio come una forma di scoperta e di ricerca personale, che porta il narratore lontano da casa, ma alla fine lo avvicina alla sua essenza e alla sua libertà, invero un viaggio simbolico verso una meta ideale, che rappresenta il raggiungimento della saggezza, della conoscenza e della pace interiore.
TESTO ORIGINALE
Davanti a mia c’è l’Africa davanti a mia c’è sempre tempu e libertà Itaca ora mi po’ aspittari ‘sta strada longa è fatta di acqua e di sali Davanti a mia c’è l’Africa ma quanto mare vento e mare senza pietà Itaca ancora po’ aspittari mille e ‘na notti prima di riturnari Porti d’oriente d’oro e d’argento ambra da respirare vinu duci chi nun fa durmiri Danzi d’amuri aria d’incenso preghiere da cantare notti e notti prima di turnari E turnari vivi quannu scinni ‘u suli quannu veni l’ura di turnari Davanti a mia c’è l’Africa davanti a mia si rapi ‘u munnu e ‘a libertà Itaca intanto po’ aspittari Itaca è solo un viaggio da raccontare Porti d’oriente d’oro e d’argento ambra da respirare notti e notti prima di turnari E turnari vivi... E turnari vivi quannu ‘u cielu è mari quannu ‘u cori dici di turnari ASCOLTORIFLESSIONE
“Wake Me Up” di Avicii, pseudonimo per l’artista svedese Tim Berling, è stata pubblicata il 17 giugno 2013, diventando rapidamente una hit internazionale. La canzone fa parte di “True”, il primo album in studio di Avicii, un lavoro che ha ridefinito il panorama musicale, mescolando generi come l’elettronica, il country ed il folk.
Questo brano ha segnato un punto di svolta nella carriera di Avicii, dimostrando la sua abilità nel fondere stili musicali diversi, creando così un suono unico e riconoscibile.
“Wake Me Up” è una canzone potente e coinvolgente, che affronta la tematica specifica della ricerca dell’identità e del proprio posto nel mondo. Il testo narra di una persona che si sente persa e confusa, ma che cerca al contempo di capire quali sono il proprio scopo e la propria strada nella vita.
La canzone cattura la straordinaria esperienza di risvegliarsi e scoprire il mondo con occhi nuovi ed il desiderio di svegliarsi solo quando si è trovata la propria strada. La melodia contagiosa e ottimista accompagna il viaggio di autoscoperta e crescita personale, invitando l’ascoltatore a seguire il proprio percorso con fiducia e speranza.
Purtroppo, Tim Bergling (Stoccolma, 8 settembre 1989 - Mascate, 20 aprile 2018) non è riuscito a trovare una meta per il suo viaggio terreno, ponendovi irrimediabilmente fine... e non si è più risvegliato.
TESTO ORIGINALE
Feeling my way through the darkness
Guided by a beating heart
I can’t tell where the journey will end
But I know where to start
They tell me I’m too young to understand
They say I’m caught up in a dream
Well life will pass me by if I don’t open up my eyes
Well that’s fine by me
So wake me up when it’s all over
When I’m wiser and I’m older
All this time I was finding myself, and I
Didn’t know I was lost
So wake me up when it’s all over
When I’m wiser and I’m older
All this time I was finding myself, and I
Didn’t know I was lost
I tried carrying the weight of the world
But I only have two hands
Hope I get the chance to travel the world
But I don’t have any plans
Wish that I could stay forever this young
Not afraid to close my eyes
Life’s a game made for everyone
And love is a prize
So wake me up when it’s all over
When I’m wiser and I’m older
All this time I was finding myself, and I
Didn’t know I was lost
So wake me up when it’s all over
When I’m wiser and I’m older
All this time I was finding myself, and I
I didn’t know I was lost
I didn’t know I was lost
I didn’t know I was lost
I didn’t know I was lost
I didn’t know
ASCOLTO
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RIFLESSIONE
“Sweet Home Alabama” è un pezzo della band rock americana Lynyrd Skynyrd, pubblicato nel 1974 come singolo del loro album “Second Helping”. La canzone è uno dei brani più iconici della band e ha una melodia orecchiabile e coinvolgente.
Il significato della canzone è in parte un inno alla cultura e alla storia dell’Alabama, uno stato del sud degli Stati Uniti. Il testo celebra l’Alabama come una casa dolce e confortevole (“sweet home”) e include riferimenti positivi alla vita nel sud.
“Sweet Home Alabama” dei Lynyrd Skynyrd non tratta specificamente di un viaggio fisico come in senso geografico o di spostamenti in giro per il mondo.
Il testo pone in evidenza il sentimento di appartenenza da parte del narratore al suo stato natale e quanto questi sia felice di tornarvi. Mentre la canzone potrebbe essere interpretata come un ritorno a casa da un viaggio, il tema principale è più incentrato sulla celebrazione delle radici e della cultura del Sud degli Stati Uniti.
La canzone sottolinea aspetti della vita in Alabama e nel Sud, come la musica, la cucina, il paesaggio e la storia. Quindi, sebbene si possa parlare di un viaggio emotivo o nostalgico verso casa, il tema principale non riguarda un viaggio fisico o geografico, ma piuttosto un sentimento di affetto e di connessione con la propria terra natale.
TESTO ORIGINALE
Big wheels keep on turning
Carry me home to see my kin
Singing songs about the Southland
I miss Alabamy once again
And I think it’s a sin, yes
Well I heard Mr Young sing about her
Well, I heard ole Neil put her down
Well, I hope Neil Young will remember
A Southern man don’t need him around anyhow
Sweet home Alabama
Where the skies are so blue
Sweet Home Alabama
Lord, I’m coming home to you
In Birmingham they love the governor
Now we all did what we could do
Now Watergate does not bother me
Does your conscience bother you?
Tell the truth
Sweet home Alabama
Where the skies are so blue
Sweet Home Alabama
Lord, I’m coming home to you
Here I come Alabama
Now Muscle Shoals has got the Swampers
And they’ve been known to pick a song or two
Lord they get me off so much
They pick me up when I’m feeling blue
Now how about you?
Sweet home Alabama
Where the skies are so blue
Sweet Home Alabama
Lord, I’m coming home to you
Sweet home Alabama
Oh sweet home baby
Where the skies are so blue
And the governor’s true
Sweet Home Alabama
Lordy
Lord, I’m coming home to you
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RIFLESSIONE
“Caminando” di Rubén Blades, uscita nel 1991, è una canzone che parla del viaggio della vita, delle esperienze che si fanno lungo il percorso e dell'importanza di continuare a camminare nonostante le difficoltà.
Blades usa la metafora del camminare per rappresentare la vita stessa, con tutte le sue sfide e opportunità.
Nel testo, Blades ci invita a riflettere sulle nostre esperienze passate e a imparare da esse. Ogni passo che facciamo, ogni decisione che prendiamo, contribuisce alla nostra crescita personale. Anche quando ci troviamo di fronte a momenti difficili, la canzone ci incoraggia a non arrenderci, ma a trovare la forza di andare avanti.
“Caminando” trasmette un messaggio di resilienza. Blades riconosce che la vita può essere dura, ma sottolinea che è importante continuare a muoversi, a crescere e a imparare. La canzone ha un tono ottimista e speranzoso, suggerendo che anche nelle situazioni più complicate possiamo trovare motivi per andare avanti e per sperare in un futuro migliore.
In definitiva, “Caminando” è una celebrazione del viaggio della vita. È un promemoria del fatto che, nonostante le avversità, possiamo trovare la forza dentro di noi per continuare il nostro cammino e affrontare ciò che la vita ci riserva.
TESTO ORIGINALE
Se aprende en la vida
(Caminando) se sabe lo que es
(Caminando) se cura la herida
(Caminando) que deja el ayer
En Puerto Roy, Panamá
En Colombia o en New York
El que no vive no prueba
El sabor que da el amor
di mil tropezones
(Caminando) y nunca paré
(Caminando) entre risa y dolores
Pa'lante y con fe
Con el tiempo comprendí
Que la vida da palo
Que nada borra el recuerdo
De lo que uno caminó
se aprende en la vida
(Caminando) se sabe lo que es
(Caminando) se cura la herida
(Caminando) que deja el ayer
En Puerto Roy, Panamá
En Colombia o en New York
El que no vive, no prueba
El sabor que da el amor
Caminando
(Caminando)
(Caminando, caminando)
(Caminando, caminando)
ASCOLTO
RIFLESSIONE
“Take Me Home, Country Roads” di John Denver, canzone presentata al pubblico nel 1971 nell’album “Poems, Prayers & Promises”, è un inno nostalgico e sentimentale che esprime un forte desiderio di tornare a casa, alle radici, e a un luogo che rappresenta pace e appartenenza.
È un brano di musica country e folk rock che parla del legame profondo che le persone sentono con i luoghi che considerano speciali. John Denver canta della West Virginia, descrivendola come un luogo paradisiaco, pieno di bellezze naturali come le montagne Blue Ridge e il fiume Shenandoah. Queste immagini evocano un senso di pace e tranquillità, lontano dalla frenesia della vita moderna.
Quando Denver canta “Country roads, take me home to the place I belong...” sta parlando di quel senso di appartenenza che viene dal sentirsi a casa in un posto particolare.
Inoltre, la canzone parla dell’identità personale e di come i luoghi in cui viviamo e cresciamo plasmino chi siamo. Per Denver, la West Virginia rappresenta non solo un luogo fisico, ma anche un rifugio emotivo, un posto dove si sente veramente se stesso.
In sintesi, il concetto di viaggio in “Take Me Home, Country Roads” è una combinazione di malinconia, ricerca di appartenenza e desiderio di ritornare a un luogo di comfort e sicurezza. È un viaggio emotivo e fisico verso le radici e verso un luogo che rappresenta la vera essenza del concetto di “casa”.
In definitiva, “Take Me Home, Country Roads” è una canzone che tocca corde profonde, evocando sentimenti di nostalgia, appartenenza e il desiderio universale di trovare un posto unico per ognuno, che si possa chiamare casa. È un inno alla bellezza della natura e alla tranquillità della vita rurale, e un promemoria del fatto che, ovunque andiamo, c’è sempre un luogo speciale che portiamo nel cuore.
TESTO ORIGINALE
Almost heaven, West Virginia
Blue Ridge Mountains, Shenandoah River
Life is old there, older than the trees
Younger than the mountains growin’ like a breeze
Country Roads, take me home to the place I belong
West Virginia, mountain momma: take me home, country roads!
All my memories gathered ‘round her, miner’s lady, stranger to blue water
Dark and dusty, painted on the sky, misty taste of moonshine, teardrops in my eye
Country Roads, take me home to the place, I belong
West Virginia, mountain momma: take me home, country roads!
I hear her voice in the mornin’ hour she calls me
The radio reminds me of my home far away
And drivin’ down the road I get a feelin’ that I should have been home yesterday, yesterday
Country Roads, take me home to the place, I belong
West Virginia, mountain momma: take me home, country roads!
Country Roads, take me home to the place, I belong
West Virginia, mountain momma: take me home, country roads!
ASCOLTO
RIFLESSIONE
“Crazy Train” di Ozzy Osbourne, pubblicata nel 1980 come singolo del suo album di debutto da solista “Blizzard of Ozz”, è una canzone che affronta temi di follia e caos.
Riflette le paure e le ansie del tempo in cui è stata scritta, specialmente riguardo alla minaccia di una guerra nucleare durante la Guerra Fredda. La canzone usa la metafora di un “treno folle” per rappresentare il viaggio distruttivo su cui l’umanità sembra essere avviata.
Nel testo, Ozzy Osbourne canta di un mondo che sembra impazzito, dove le persone si comportano in modo irrazionale e pericoloso, senza rendersi conto delle conseguenze delle loro azioni. Questo “treno folle” è una metafora per il comportamento collettivo dell’umanità, che sembra seguire ciecamente una rotta verso l’autodistruzione.
Osbourne esprime una profonda preoccupazione per il futuro, sottolineando come la paura e l’ansia per la possibilità di una guerra nucleare stiano influenzando la società. La canzone critica anche la tendenza dell’umanità a ripetere gli errori del passato, nonostante le lezioni che la storia ha insegnato.
Tuttavia, “Crazy Train” non è solo un messaggio di disperazione. Nel suo ritornello, Osbourne invita le persone a “aprire gli occhi” e a diventare consapevoli del percorso pericoloso su cui si trovano. Questo suggerisce che c’è ancora speranza per cambiare direzione, se solo le persone diventano consapevoli e agiscono di conseguenza.
In sintesi, “Crazy Train” è una riflessione su un’umanità che sembra essersi smarrita, con Osbourne che esprime le sue preoccupazioni per un futuro incerto e pericoloso. La canzone è una critica alla follia collettiva e un appello alla consapevolezza e al cambiamento, invitando gli ascoltatori a prendere coscienza delle loro azioni e a cercare di invertire la rotta verso un futuro migliore.
TESTO ORIGINALE
All aboard ha ha ha ha ha ha ha
Ay, ay, ay, ay, ay, ay, ay
Crazy, but that’s how it goes
Millions of people living as foes
Maybe it’s not too late
To learn how to love
And forget how to hate
Mental wounds not healing
Life’s a bitter shame
I’m going off the rails on a crazy train
I’m going off the rails on a crazy train
Let’s go
I’ve listened to preachers
I’ve listened to fools
I’ve watched all the dropouts
Who make their own rules
One person conditioned to rule and control
The media sells it and you live the role
Mental wounds still screaming
Driving me insane
I’m going off the rails on a crazy train
I’m going off the rails on a crazy train
I know that things are going wrong for me
You gotta listen to my words, yeah
Heirs of a cold war
That’s what we’ve become
Inheriting troubles I’m mentally numb
Crazy, I just cannot bear
I’m living with something’ that just isn’t fair
Mental wounds not healing
Who and what’s to blame
I’m going off the rails on a crazy train
I’m going off the rails on a crazy train
ASCOLTO
RIFLESSIONE
“Sailing” di Rod Stewart è una canzone iconica che esplora temi di speranza, desiderio di libertà e connessione emotiva.
Pubblicata nel 1975 come parte dell’album “Atlantic Crossing”, la canzone ha guadagnato popolarità per la sua melodia struggente e i suoi testi evocativi.
La canzone usa la metafora del navigare per parlare di un viaggio sia fisico che emotivo verso un luogo di pace e unione.
“Sailing” di Rod Stewart è una ballata emotiva che parla a chiunque abbia mai affrontato difficoltà nel tentativo di ritrovare un luogo o una persona amata. La canzone evoca un senso di determinazione e speranza, suggerendo che, nonostante le tempeste della vita, il viaggio verso la libertà e l’amore è sempre valido.
Rod Stewart ci ricorda che, a volte, dobbiamo affrontare grandi sfide per trovare la nostra pace e felicità. Questa canzone è un inno alla perseveranza e alla resilienza, con un messaggio universale di speranza e ricerca di connessione che continua a toccare il cuore degli ascoltatori di tutte le età.
In ultima analisi, “Sailing” di Rod Stewart è una canzone che utilizza la metafora della navigazione per parlare di un viaggio verso la pace, la casa e l’unione con una persona amata.
TESTO ORIGINALE
I am sailing
I am sailing
Home again
'Cross the sea
I am sailing,
Stormy waters
To be near you,
To be freee
I am flying,
I am flying
Like a bird
'Cross the sky
I am flying,
Passing high clouds
To be with you,
To be free
Can you hear me, can you hear me
Through the dark night, far away
I am dying, forever trying
To be with you, who can say
Can you hear me, can you hear me
Through the dark night far away
I am dying, forever crying
To be with you, who can say
We are sailing, we are sailing
Home again
'Cross the sea
We are sailing
Stormy waters
To be near you,
To be free
Oh Lord, to be near you, to be free
Oh Lord, to be near you, to be free
Oh Lord, to be near you, to be free
Oh Lord
ASCOLTO
RIFLESSIONE
“Invito al viaggio” di Franco Battiato, è una canzone contenuta nell’album “Gommalacca” del 1998. Ispirata alla poesia di Charles Baudelaire, “L’invitation au voyage” tratta da “I Fiori del Male”, la canzone di Battiato esplora temi di evasione, bellezza, amore e il desiderio di un mondo ideale.
Il brano inizia con l’immagine di un viaggio verso un luogo immaginario, un rifugio lontano dove si può trovare pace e armonia. Questo viaggio non è solo fisico, ma anche mentale e spirituale. Battiato descrive paesaggi incantevoli, luoghi dove la bellezza e la tranquillità dominano, creando un contrasto con la realtà spesso caotica e insoddisfacente.
Il desiderio di evasione in “Invito al viaggio” è molto forte. La canzone esprime il bisogno di allontanarsi dalle preoccupazioni quotidiane e di immergersi in un mondo ideale. Questo mondo è pieno di bellezza, con immagini di paesaggi sereni e atmosfere incantevoli che offrono un senso di pace e di fuga.
L’invito al viaggio è rivolto a una persona amata, qualcuno con cui condividere questo sogno di un luogo perfetto. C’è un forte senso di complicità e intimità, l’idea di condividere non solo un viaggio fisico, ma anche un’esperienza emotiva e spirituale. È un invito a sognare insieme, a costruire un mondo migliore attraverso l’amore e la comprensione reciproca.
In conclusione, il mondo ideale descritto nella canzone rappresenta l’aspirazione a qualcosa di più alto e perfetto rispetto alla vita di tutti i giorni. Battiato ci invita a cercare la bellezza in tutte le sue forme, a non accontentarci della mediocrità e a trovare momenti di serenità e perfezione, almeno nell’immaginazione.
TESTO ORIGINALE
Ti invito al viaggio
In quel paese che ti somiglia tanto
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
Hanno per il mio spirito l’incanto dei tuoi occhi
Quando brillano offuscati
Laggiù tutto è ordine e bellezza
Calma e voluttà
Il mondo s’addormenta in una calda luce
Di giacinto e d’oro
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
Arrivati da ogni confine
Per soddisfare i tuoi desideri
Ti invito al viaggio
In quel paese che ti somiglia tanto
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
Hanno per il mio spirito l’incanto
Dei tuoi occhi quando brillano offuscati
Laggiù tutto è ordine e bellezza
Calma e voluttà
Il mondo s’addormenta in una calda luce
Di giacinto e d’oro
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
Arrivati da ogni confine
Per soddisfare i tuoi desideri
I tuoi desideri
Le matin j’écoutais
Les sons du jardin
La langage des parfums
La langage des parfums
Des fleurs
Le matin j’écoutais
Les sons du jardin
La langage des parfums
La langage des parfums
Des fleurs
Sai, sai, sai, dire addio
Ai, ai, ai giorni felici?
Sai, sai, sai dire addio, addio
Ai, ai, ai giorni felici?
Ascolta nel fondo dell’ombra
Una visione ti viene incontro
Un giorno senza tramonto
Le voci si faranno presenze
Sai, sai, sai, dire addio
Ai, ai, ai giorni felici?
Sai, sai, sai dire addio, addio
Ai, ai, ai giorni felici?
Sai, sai, sai dire addio
Ai, ai, ai giorni felici?
Sai, sai, sai (Dire addio)
ASCOLTO
RIFLESSIONE
“Long Train Runnin’” è una canzone del gruppo rock americano The Doobie Brothers, uscita nel 1973, scritta dal membro della band Tom Johnston. Il testo della canzone parla di un viaggio in treno lungo e senza sosta, una metafora per la vita e le sue sfide. La canzone menziona il passare del tempo e l’idea di continuare a spingere avanti nonostante gli ostacoli lungo il cammino.
Il brano celebra lo spirito di perseveranza e resilienza, illustrando un senso di movimento e di viaggio. Si parla anche di una comunità che si riunisce, di momenti di gioia, ma anche di sofferenza.
Musicalmente, la canzone è caratterizzata dal ritmo funk e dalla presenza di elementi di soul, che conferiscono al pezzo un’energia coinvolgente. L’intero brano trasmette un senso di viaggio avventuroso e di connessione con le persone e i luoghi lungo il percorso.
“Long Train Runnin’” dei The Doobie Brothers è una canzone energica e coinvolgente che parla di un mondo che cambia e di ciò che si perde nel processo. I versi parlano di un tempo passato quando tutto sembrava andare bene e la vita era più semplice. Tuttavia, c’è anche la consapevolezza di quanto tutto sia cambiato e di come ciò che una volta era importante sia ora scomparso o stia diventando sempre più raro.
La canzone si riferisce al progresso e allo sviluppo, ma anche alla perdita di connessioni personali e alla mancanza di qualcosa di essenziale, sia a livello emotivo che sociale. Attraverso l’immagine del “long train running”, la canzone esplora il viaggio della vita e come il tempo e le circostanze possono trasformare il nostro mondo e le nostre esperienze. Tuttavia, c’è anche un senso di nostalgia e di desiderio per le cose buone che sono state lasciate indietro.
TESTO ORIGINALE
Down around the corner
Half a mile from here
You see them long trains runnin'
And you watch them disappear
Without love
Where would you be now?
Without love
You know I saw Miss Lucy
Down along the tracks
She lost her home and her family
And she won't be coming back
Without love
Where would you be right now?
Without love
Well, the Illinois central
And the Southern Central Freight
Got to keep on pushin', mama
You know they're runnin' late
Without love
Where would you be now-na-na-now?
Without love
Well, the Illinois Central
And the Southern Central Freight
Got to keep on pushin' mama
'Cause you know they're runnin' late
Without love
Where would you be now?
Without love
Well, pistons keep on churnin'
And the wheels go 'round and 'round
And the steel rails are cold and hard
On the mountains they go down
Without love
Where would you be right now?
Without love
Ooh, where would you be now?
Mmm, got to get you, baby, baby, won't you move it down?
Won't you move it down?
Baby, baby, baby, baby, won't you move it down?
When the big train run
When the train is movin' on
I got to keep on movin'
Keep on movin'
Won't you keep on movin'?
Gonna keep on movin'
ASCOLTO
RIFLESSIONE
Lo joik è una forma unica di espressione culturale per il popolo Sami nel nord della Svezia.
Le canzoni non sono meramente descrittive, ma aspirano a catturare l’argomento nel suo senso vivo.
Non si tratta di qualcosa, è quel qualcosa. Non inizia e non finisce. Come il vento...
Lo joik (o yoik, a seconda dell’accezione) non deve includere per forza parole o frasi: le melodie joik sono spesso composte esclusivamente da suoni e fungono da intermediari tra messaggio ed emozioni.
Ritmo, melodia ed eventuale testo formano insieme un unicum che trasmette il significato dello joik.
Lo joik viene spesso interpretato in solitario; un metodo, la solitudine, attraverso il quale il cantante può entrare in contatto con se stesso. Tradizionalmente lo yoik veniva impiegato accompagnato dai tamburi sami anche in determinate cerimonie religiose.
DEFINIZIONE
Da un punto di vista tecnico lo joik può essere accostato a degli stili canori di altre culture come ad esempio alle tecniche canore di certe tribù indigene nordamericane.
Joik è strettamente legato alla cultura Sami passata e presente, alla caccia nomade delle renne e all’allevamento nell'ambiente artico. Johan Turi ha scritto in merito:
“Lo joik non è solo musica. [Le sue] funzioni sono molto più ampie di così. Sono vie di contatto sociale”.
La pregevole artista svedese Guro Håkensen definisce lo joik con queste parole:
Joik è l’espressione musicale propria dei Sami. Si dedica il Joik sempre a qualcheduno o qualcosa nella natura. Si può “joikare” il vento, l’amico, la montagna, il fiume... e perché no, un viaggio.
ARTISTI E BRANI PROPOSTI
- MAXIDA MÄRAK - NIKESUNNAS JOJK
- SOFIA JANNOK - YOIK OF THE WIND
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